Data caso clinico:
4 Febbraio 2022
Autori:
Francesca Riggio, Irene Giannasio
Introduzione del caso clinico:
Nell’uomo l’orticaria pigmentosa è una malattia cutanea la cui causa è tuttora ignota. Viene segnalata tipicamente nei bambini ed induce prurito generalizzato su tutto il corpo, in particolare sul tronco, con ispessimento delle porzioni interessate e la formazione di macule o papule rosso-marroni. L’ispessimento cutaneo consegue all’infiltrazione dermica di mastociti, in genere associata alla presenza di eosinofili. Il trattamento è sintomatico e si basa sull’inibizione dei fattori scatenanti il rilascio dei mediatori del prurito mediante l’utilizzo di antistaminici, steroidi topici, fotochemioterapia e agenti stabilizzanti i mastociti.
Nel 1996 in tre gatti Sphynx e nel 2004 in cinque Devon Rex è stata segnalata una forma cutanea clinicamente sovrapponibile a quella dell’uomo definita con il termine orticaria pigmentosa-like e successivamente, sulla base dell’ infiltrato presente, dermatite papulare eosinofilica/mastocitica. Devon Rex e Sphynx sono razze geneticamente correlate in quanto condividono una mutazione del gene KRT71 (Keratin 71). Gli animali presentavano papule di grandi dimensioni ed eruzioni cutanee spesso iperpigmentate. All’esame istologico si evidenziava un importante infiltrato mastocitico ed eosinofilico perivascolare del derma. I protocolli terapeutici utilizzati per il controllo della malattia erano glucocorticoidi, spesso a lento rilascio, ed integrazione a base di acidi grassi essenziali.
Caso clinico:
Link è un gatto di razza Sphynx, maschio sterilizzato di 14 mesi, di circa 3,5 Kg, FIV FeLV negativo. Vive esclusivamente in casa insieme ad una gatta appartenente alla stessa cucciolata, che non presenta segni clinici dermatologici. I proprietari descrivono la presenza di lesioni cutanee insorte da circa due mesi, lievemente pruriginose, che inizialmente hanno interessato la regione del collo e del petto, per poi estendersi a tutto il tronco.
Entrambi i gatti sono regolarmente vaccinati ma privi di profilassi antiparassitarie. Link viene alimentato con cibo secco ed umido per gatti sterilizzati a base di carne di pollo e/o pesce. L’esame obiettivo generale è nella norma. All’esame dermatologico la cute appare oleosa e leggermente maleodorante, ispessita soprattutto su dorso, testa e collo e sono presenti papule, eritema ed escoriazioni generalizzate [Fig.1,2,3]. Tra le diagnosi differenziali abbiamo considerato la dermatofitosi, le reazioni avverse al cibo, la DAPP, la sindrome atopica felina, la follicolite batterica superficiale e l’orticaria pigmentosa felina.
Accertamenti diagnostici clinico:
I raschiati cutanei superficiale e profondo sono risultati negativi. L’esame citologico mediante nastro adesivo trasparente ha evidenziato la presenza di corneociti, batteri coccacei e lieviti del genere Malassezia spp. (Fig 4); mediante agoinfissione si rilevano granulociti eosinofili e neutrofili, mastociti e batteri coccacei [Fig.5]. In attesa di ulteriori indagini diagnostiche viene impostata una terapia antibiotica a base di cefalessina, alla dose di 30 mg/Kg/os/bid per 10 giorni, shampoo-terapia a base di miconazolo/clorexidina una volta alla settimana, lotilaner e acidi grassi essenziali. Viene inoltre introdotto un cibo idrolisato proteico da sostituire gradualmente a quello precedentemente somministrato. Dopo 12 giorni, Link presenta solo un parziale miglioramento delle lesioni papulari e vengono perciò eseguite 3 biopsie cutanee, con punch da 4 mm, su collo, tronco e dorso. L’esame istologico rileva iperplasia di tipo regolare e moderata, con aree focali di necrosi cuneiforme e croste sierocellulari. Nel derma è presente un infiltrato multifocale, simile nelle diverse biopsie, ma di estensione variabile da foci molto piccoli a zone piuttosto ampie. L’infiltrato è da perivascolare ad interstiziale, con distribuzione prevalentemente superficiale ma anche periannessiale e focalmente nel derma profondo. Si tratta di infiltrato di tipo misto che comprende numerosi eosinofili, mastociti con numero variabile di granulazioni basofile e istiociti. Gli annessi e le ghiandole non sono target del processo infiammatorio. La diagnosi morfologica è quella di una dermatite eosinofilica/mastocitica con aspetti riconducibili all’orticaria pigmentosa felina [Fig. 6].
Evoluzione clinica:
Dopo circa un mese dalla prima visita Link manifesta ancora forte prurito, lesioni crostose sulla superficie interna ed esterna del padiglione auricolare e lesioni papulari su collo e tronco [Fig.7]. L’esame microscopico con nastro adesivo trasparente evidenzia ancora la presenza di batteri coccacei e lieviti del genere Malassezia spp. Viene continuata la shampoo-terapia e introdotta una terapia a base di ciclosporina alla dose di 5 mg/Kg/os/sid. Si associa inoltre una terapia omotossicologica per rinforzare e gestire il sistema immunitario dell’animale senza gravare negativamente sulla sua componente infiammatoria.
Dopo un mese si osserva una riduzione del prurito e una diminuzione delle lesioni papulari. [Fig.8]. Il proprietario riferisce un continuo lambimento delle zampe anteriori, soprattutto interdigitale, laddove all’esame dermatologico si riscontra del materiale nerastro-untuoso e all’esame citologico la presenza di lieviti del genere Malassezia spp. [Fig.9]. La terapia immunosoppressiva viene proseguita per un mese ma al controllo persistono delle lesioni dermatologiche. Link viene sottoposto a test sierologico per allergie ambientali con positività a T.putrescentiae, D.pteronyssinus, D.farinae e Cipresso.
Si introduce una nuova terapia a base di oclacitinib, non registrato per il gatto, alla dose di 1mg/Kg/os/bid, riducendo, sino a interrompere, la somministrazione di ciclosporina, associata a shampoo-terapia e ad un approccio terapeutico integrato mediante medicina fisiologica di regolazione (PRM).
Dopo due mesi, le lesioni dermatologiche appaiono in remissione con scomparsa del prurito. La dose di oclacitinib viene ridotta ad una somministrazione giornaliera (1 mg/Kg SID). Ai controlli effettuati dopo due e nove mesi non sono presenti lesioni dermatologiche e gli esami emato-biochimici sono nella norma [Fig.10]. Il proprietario prosegue tuttora con la somministrazione di oclacitinib alla dose di 1 mg/Kg ogni 48 ore associata ai farmaci della PRM.
Conclusioni:
L’utilizzo di glucocorticoidi, antistaminici ed acidi grassi essenziali per il controllo delle lesioni cutanee in gatti con orticaria pigmentosa, supporta l’ipotesi che la dermatite papulare eosinofilica/mastocitica possa essere annoverata nel gruppo delle malattie allergiche. La svolta terapeutica, nel caso sopra descritto, è stata la scelta di un principio attivo di nuova generazione: oclacitinib associato alla PRM.
L’oclacitinib è un inibitore selettivo della Janus chinasi (JK) 1, attualmente autorizzato e commercializzato per il trattamento della dermatite atopica e del prurito allergico nel cane.
I farmaci attualmente utilizzati per il controllo del prurito nel gatto, quali glucocorticoidi e ciclosporina, non sono privi di effetti collaterali sia a breve che a lungo termine. Il diabete mellito o la sintomatologia gastroenterica, ad esempio, sono stati segnalati nei gatti trattati con i rispettivi principi attivi sopra menzionati. L'elevata efficacia di oclacitinib e gli scarsi effetti avversi osservati in corso di trattamento della dermatite allergica canina, hanno spinto numerosi veterinari a considerare l'uso di questo farmaco nel trattamento della dermatite allergica anche nei gatti.