Difetto di cheratinizzazione in un golden retriever
Francesca Aspidi
L’epidermide, lo strato più esterno della cute, è un epitelio pavimentoso stratificato cheratinizzato costituito per piu’ dell’85% da cheratinociti. Questi vanno incontro ad un processo differenziativo che permette alle cellule basali, dotate di attività germinativa, di migrare dalle porzioni più profonde dell’epidermide a quelle più superficiali. Al termine della migrazione i cheratinociti perdono il nucleo diventando cellule anucleate interamente cheratinizzate, i corneociti, che costituiscono nel loro insieme lo strato corneo. In un animale sano i corneociti si staccano singolarmente o in piccoli gruppi e sono di dimensioni tali da non essere rilevati macroscopicamente. In corso di disturbi a carico del processo di cheratinizzazione e corneificazione i corneociti si staccano invece in grossi ammassi e questi diventano evidenti macroscopicamente sotto forma di scaglie. Una eccessiva formazione di scaglie caratterizza un gruppo di genodermatosi, le ittiosi, la cui gravità varia da forme molto gravi, che costituiscono una minaccia per la vita, a forme più lievi e talvolta asintomatiche. Una forma lieve di ittiosi è stata recentemente riconosciuta nei Golden retriever ed è caratterizzata da lesioni generalizzate di lieve entità, che possono anche passare inosservate.
Il caso si riferisce ad un cane di razza Golden Retriever maschio di sei mesi di età, che vive in appartamento a Bologna senza animali conviventi, alimentato con dieta commerciale di buona qualità per cuccioli, adeguata alla sua taglia. Sin da piccolo (il cane è con i proprietari dall’età di 2 mesi) ha presentato una malattia dermatologica non pruriginosa caratterizzata da esfoliazione diffusa su tutto il corpo. Al cane erano stati effettuati bagni a base di enilconazolo e clorexidina con cadenza settimanale, dopo i quali si evidenziava un leggero miglioramento seguito però da una ricaduta già dopo 2-3 giorni dal trattamento. L’ esame obiettivo generale è nella norma e all’esame obiettivo particolare al di sotto del mantello, che appare normale (figura 1), un esame accurato della cute consente di rilevare scaglie di colore bianco e talvolta più scure, di dimensioni variabili dai 3 ai 7 mm, adese e diffuse su tutto il corpo, in particolare all’interno delle cosce (figura 2) e sull’addome (figura 3). Il quadro clinico è caratterizzato pertanto da una dermatite esfoliativa diffusa. Le diagnosi differenziali prese in considerazione comprendono un difetto di formazione primario dello strato corneo e/o della cheratina (probabile per l’età giovane del soggetto) o una esfoliazione secondaria a infezioni (batteri, lieviti), infestazioni parassitarie (cheyletiellosi, rogna sarcoptica, demodicosi, leishmaniosi) reazione a danni dall’esterno (shampoo aggressivi, raggi UV), problemi allergici, adenite sebacea o endocrinopatie (poco probabili visto l’età del soggetto e l’EOG nella norma).
Vengono eseguiti un esame tricoscopico, che risulta negativo per la ricerca di miceti e parassiti, raschiati superficiali e profondi, anch’essi negativi per la ricerca di parassiti, ed un esame citologico tramite scotch-test che evidenzia la presenza di corneociti anucleati in falde. La coltura per dermatofiti fornisce esito negativo. Vengono prescritti selamectina spot-on ogni 15 giorni alternato a fipronil spot on sempre ogni 15 giorni (in modo tale da somministrare, in un mese, una settimana uno e una settimana l’altro, per almeno un mese e mezzo), una dieta ipoallergenica commerciale a base di idrolisati proteici per almeno 8 settimane, bagni a base di avena colloidale, integrazione a base di acidi grassi essenziali, vitamina E e vitamina A per almeno 4 settimane e cefalosporine a 20mg/kg BID per 2 settimane. Il cane viene riportato al controllo dopo 2 settimane dall’inizio dei trattamenti, ma il quadro clinico è simile alla prima presentazione. Vengono effettuati esami ematobiochimici ed un esame delle urine e si continua terapia antibiotica fino agli esiti degli esami e in previsione di una eventuale biopsia. In attesa degli esiti si continua inoltre con la dieta ipoallergenica, gli acidi grassi essenziali, la vit E e la profilassi ectoparassitaria. Sia l’esame ematobiochimico che l’esame dell’urina risultano nella norma. L’esame istopatologico della biopsia rileva una cute quasi normale con assenza di infiltrato infiammatorio, follicoli piliferi in crescita e rari infundiboli dilatati e cheratosici (figura 4). L’unica alterazione rilevabile è a carico dello strato corneo che appare compatto e costituito da lamelle cheratiniche intensamente esoinofiliche (figura 5,6). Anche se non patognomonico il quadro risulta compatibile con una forma lieve di ittiosi.
Con la terapia sopra indicata il paziente appare leggermente migliorato (minore esfoliazione, a detta dei proprietari, specie dopo lo shampoo) e si decide di associare, oltre allo shampoo con avena colloidale che già eseguiva, scelto per la sua azione idratante, uno shampoo contenente zolfo e acido salicilico per la sua azione cheratolitica, cheratoplastica, debolmente antipruriginosa e batteriostatica. L’azione sinergica tra acido salicilico e zolfo sembra essere ottimale quando i due componenti sono presenti nello shampoo in uguale concentrazione in genere a 2%. Si mantiene comunque l’integrazione degli acidi grassi e si passa ad una dieta di ottima qualità specifica per la cute. Le condizioni cliniche restano stazionarie.
Per l’ittiosi congenita del Golden retriever, in Inghilterra, al Royal Veterinary College, è nato un gruppo di studio, questa malattia infatti ha aumentato la sua incidenza negli ultimi 15 anni. Con il termine ittiosi si intende nell’uomo una serie di disordini congeniti della cheratinizzazione che comprendono l’ipercheratosi epidermolitica e l’ittiosi lamellare. Alcuni di questi sono stati associati a difetti legati alle cheratine. La famiglia delle cheratine comprende oltre 30 diverse proteine, con espressione diversificata nei vari strati dell’epidermide. In particolare l’ipercheratosi epidermolitica è causata da una mutazione dominante a carico delle cheratine 1 e 10. Recentemente è stato documentato un difetto di corneificazione in sette Norfolk terriers che presentavano già dalla nascita lievi anormalità cutanee che tendevano a peggiorare con l’età. Le lesioni erano caratterizzate da scaglie generalizzate, cute maleodorante e frequenti infezioni secondarie. In questi soggetti istologicamente la cute presentava gravi alterazioni e le indagini di immunoistochimica evidenziano la presenza della cheratina K1 e l’assenza della cheratina K10. Uno studio genealogico degli animali consentiva di stabilire una modalità di trasmissione recessiva del difetto a carico della K10. Nel caso del nostro paziente l’istologia non ha evidenziato quadri indicativi di alterazioni comparabili con quanto è riportato nell’uomo e con quanto descritto nei Norfolk terriers, escludendo quindi una forma epidermolitica. Di recente è stata invece descritta una forma lieve di ittiosi tipica del Golden retriever, con le stesse caratteristiche cliniche presentate in questa sede. I casi descritti in letteratura sono paragonabili al nostro, anche in questi l’istologia non ha fornito un ausilio diagnostico determinante ma ha solo consentito di confermare il sospetto clinico, poichè la diagnosi è stata supportata dall’esclusione di tutte le possibili diagnosi differenziali cliniche e dall’insieme delle osservazioni istopatologiche (assenza di cellule infiammatorie, presenza di cheratosi di tipo lamellare).
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